Forse, qualcuno farà fatica a credere a quello che è successo in Val Senales nel corso dei secoli: leggende e spettri, incontri strani e veri e propri miracoli.
Ad esempio… C’era una volta il diavolo della sacrestia di Certosa che imperversava nel paese. E il corteo dei morti, su, all’Obermayr, che pervase di paura anche i fedeli più coraggiosi. Oppure la misteriosa Vronele del Platthof, che non era proprio di questo mondo. E, ancora, la maledizione della mendicante, che portò scompiglio in tante corti. Poi, la rapina al Kugelstein, talmente cruenta che le rocce ne parlano ancora. Ma oggi voglio raccontarvi una leggenda della Val Senales che non fa paura, ed è la mia preferita. Parla di coraggio…
C’era una volta un pastorello. Era molto povero, ma molto intelligente.
Un giorno, pascolando le sue pecore, arrivò in un villaggio sconosciuto.
Lì, tutto era strano. C’era una principessa che non parlava, un albero di fico che non dava frutti e i contadini che si lamentavano di continuo per la tremenda siccità dei campi.
Gli abitanti del villaggio non sapevano come fare, ma i più anziani, saggi, sostenevano che esistesse un essere dal sapere illimitato che forse avrebbe potuto aiutarli: una fenice colorata. Un animale intelligente, ricco di misteri.
«Bisogna parlargli gentilmente, e poi rubargli tre piume» sussurravano. Ma nessuno aveva mai osato farlo.
Il giovane pastorello della Val Senales, sentendo quelle storie, si intristì e decise di aiutare gli abitanti del villaggio, intraprendendo un coraggioso viaggio alla ricerca della fenice.
L’animale, sfortunatamente, non era in casa, ma la moglie, la signora Fenice, sì. Era decisamente elegante, ma non astuta, irascibile e pericolosa come il marito.
Così, quando, a sera inoltrata, il signor Fenice ritornò al suo nido, la moglie decise di nascondere il pastorello sotto le sue piume.
Visto che il signor Fenice parlava nel sonno, fu facile ottenere tutte le risposte che servivano.
La principessa muta? Una rana dietro l’altare della chiesa avrebbe potuto essere d’aiuto. Con un bacio, ovviamente.
Il fico? Parassiti voraci stanno attaccando le radici. Le galline potrebbero risolvere il problema.
La siccità? È stato un drago a bloccare il Waal. Tolto lo sputafuoco, l’acqua potrebbe tornare.
Il giorno dopo, il nostro piccolo eroe tornò al villaggio. Andò dal re, gli diede le risposte per risolvere i problemi e anche le piume.
E così, la principessa iniziò a parlare, l’albero di fico a fare i frutti e anche la siccità era finita.
E il nostro coraggioso pastorello? Ottenne la meritata ricompensa.
Si racconta che avesse la tasca dei pantaloni stracolma di monete d’oro.
Morale della storia: se si uniscono cuore, cervello e un pizzico di fortuna, spesso si arriva più lontano di quanto si possa pensare.